APPELLO PER LA DIFESA DELLA LIBERTA’
DI RICERCA SCIENTIFICA IN ITALIA
La Legge di delegazione europea 2013, n. 96, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, Serie generale n. 194, del 20/08/2013, è entrata in vigore il 4/09/2013.
L’art. 13 della legge, che riguarda il recepimento della Direttiva EU 63-2010 sulla protezione degli animali usati per la ricerca scientifica, costituisce un gravissimo attacco alla libertà di ricerca scientifica e produrrà seri danni alla ricerca biomedica ed alla salute nel nostro Paese.
L’articolo 13, infatti, tende a modificare lo spirito e la sostanza della Direttiva EU nel suo processo di recepimento in legge nazionale. Esso prevede le seguenti norme:
1) Divieto di utilizzare cani, gatti e primati non-umani per la ricerca fondamentale. Se approvato, questo emendamento comprometterebbe seriamente non solo alla ricerca di base, ma anche quella biomedica, in quanto quasi tutte le terapie oggi in uso costituiscono sviluppi applicativi di ricerche fondamentali.
2) Limitare il riutilizzo degli animali sperimentali a quelli la cui procedura precedente era classificata come “moderata”. Questo punto riguarda quei progetti sperimentali che per riprodurre importanti modelli di patologia umana richiedono un re-intervento sull’animale e la valutazione del livello di sofferenza indotto. Tali procedure sono molto frequenti nella sperimentazione animale e non devono essere impedite da norme speciali.
3) Divieto, privo di ulteriori specificazioni, degli esperimenti senza anestesia. Questa norma impedirebbe ricerche su moltissimi fronti, in particolare dolore, ictus e, in una applicazione restrittiva, anche quelli di neurofisiologia del comportamento su primati non umani. Inoltre, limiterebbe fortemente gli studi tossicologici.
4) Norme cautelari speciali per l’uso degli animali transgenici. Tali norme non sono specificate. Ciò che viene specificato in maniera sorprendente è che esse dovranno essere ispirate dall’analisi del rapporto danno-beneficio, del benessere dell’animale e di paventati rischi per l’ambiente e l’uomo. Norme cautelari ispirate da questi principi finirebbero inevitabilmente per limitare la ricerca fondamentale e quella relativa alla causa di molte malattie, poiché non riconoscono il rapporto tra fisiologia e patogenesi. E’ da sottolineare come per l’uso degli animali transgenici la direttiva europea non prevede alcuna norma speciale, diversa da quelle che si applicano agli altri animali.
5) Divieto di utilizzo degli animali per xenotrapianti. Gli xenotrapianti sono fondamentali per terapie innovative e sperimentali volte alla cura di patologie molto gravi, per i trapianti d’organo, resi spesso problematici per la carenza di organi compatibili, per lo sviluppo di terapie antitumorali personalizzate, per la ricerca di tipi più avanzati e sicuri di valvole cardiache. L’utilizzo di queste tecniche ha salvato milioni di vite umane ed il loro abbandono metterebbe a serio rischio la salute dell’Uomo.
6) Limitazione delle ricerche sulle sostanze d’abuso. Le tossicodipendenze secondo i dati 2012 del Dipartimento Politiche Antidroga riguardano, oltre 2.000.000 di italiani. I meccanismi della dipendenza non sono ancora del tutto chiari, rendendo difficile lo sviluppo di farmaci terapie adeguate, incluse quelle rivolte alla sindrome di astinenza neonatale che colpisce i nati da madri tossicodipendenti, per il cui trattamento la ricerca sta ottenendo ottimi risultati proprio grazie ai modelli animali.
7) Divieto di creare in Italia allevamenti per cani, gatti e primati non-umani destinati alla ricerca scientifica. Ciò comporterebbe, sul piano economico, un aumento dei costi d’acquisto e dipendenza dall’estero, su quello scientifico impossibilità e/o estrema difficoltà di fare ricerca sullo sviluppo pre- ed immediatamente post-natale su queste specie. Molte ricerche verrebbero spostate all’estero, con evidente danno per la scienza e l’economia italiane.
L’aspetto comune a tutti questi emendamenti è che essi vanno ben oltre quanto indicato dalla Direttiva EU 63-2010, intaccando così uno dei suoi pilastri fondativi, l’armonizzazione delle regole nei diversi Stati dell’EU. Tecnicamente ciò porterebbe il nostro Paese in procedura di infrazione, scientificamente metterebbe la ricerca italiana fuori dall’Europa, con gravi danni per l’economia e la salute pubblica in Italia.
Fabio Benfenati, Professor of Physiology, University of Genova
Giovanni Berlucchi, Professor Emeritus of Physiology, University of Verona
Roberto Caminiti, Professor of Physiology, University of Rome SAPIENZA, Chair, Committee of Animals in Research (CARE), Federation of the European Neuroscience Societies (FENS)
Enrico Cherubini, Professor of Physiology, SISSA, Trieste, President of the Italian Society of Neuroscience (SINS)
Francesco Clementi, Professor Emeritus of Pharmacology, University of Milan, and National Council of Research, Milan
Gaetano Di Chiara, Professor of Pharmacology, University of Cagliari
Silvio Garattini, Director, Institute for Pharmacological Research Mario Negri, Milan
Jacopo Meldolesi, Professor Emeritus of Pharmacology, University Vita-Salute San Raffaele, Milan, past President of the Italian Federation of Life Sciences
Giacomo Rizzolatti, Professor Emeritus of Physiology, University of Parma
Carlo Reggiani, Professor of Physiology, University of Padua, President of the Italian Physiological Society
Piergiorgio Strata, Professor Emeritus of Physiology, University of Turin
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